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Su un’affermazione di Prodi

Qualche giorno fa, ascoltando un’intervista televisiva a Romano Prodi, sono rimasto molto colpito da una sua affermazione: commentando lo stato attuale della nostra società affermò che stiamo pagando i guasti di 25 anni di politiche liberiste (e fin qui nulla quaestio), al che giustamente l’intervistatore replicò: ma in questi 25 anni sono inclusi anche i suoi due governi!
E Prodi rispose: è vero, ma poi, spinto dalle analisi di Piketty che ha messo in luce la natura e l’entità delle disuguaglianze, ho cambiato opinione.
Trovo questa affermazione candidamente onesta ma anche un po’ stupefacente: Prodi non è un cittadino qualunque, è un economista, è stato per alcuni anni a capo del governo e anche a capo della Commissione europea, ha sfiorato il Quirinale, insomma è un politico di lungo corso con una importante formazione economica.
Ora, non c’è dubbio che Piketty abbia analizzato esaustivamente i meccanismi di formazione della ricchezza, la radice delle disuguaglianze economiche e sociali che affliggono le società sviluppate e l’entità delle stesse disuguaglianze, prendendo in esame una impressionante mole di dati; però:
a. i due volumi di Piketty – che tanto meritato successo di pubblico hanno avuto – non sorgono improvvisamente, ma si fondano su una lunga serie di lavori preliminari e parziali suoi e di molti altri collaboratori, lavori che facilmente restano sconosciuti al grande pubblico (fra cui ci sono anch’io) ma che dovrebbero essere noti a un economista professionale, fondatore di una reputata società di analisi economica (Nomisma),
ma soprattutto
b. Prodi, come politico, ha così dimostrato di conoscere pochissimo il paese che ha governato: ha dovuto aspettare l’imbeccata di Piketty quando sarebbe bastata qualche visita nelle periferie delle grandi città o nei borghi delle zone interne del paese, o anche soltanto qualche conversazione con le molte associazioni e i molti soggetti del terzo settore attivi sul territorio, per raccogliere qualche segnale inquietante, qualche segnale d’allarme sulla rapida crescita di ogni disuguaglianza e sulle prevedibili conseguenze che questo processo avrebbe avuto.

Prodi non è certo il peggiore dei nostri uomini politici: c’è da meravigliarsi per la crescita della destra, del disagio sociale, della protesta, dell’assenteismo civile ed elettorale? E se questo è Prodi come saranno gli altri?

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